mercoledì 25 novembre 2015

Laboratorio della legalità, all'ITE de Libero c'è la giornalista Federica Angeli

Persone come Federica Angeli dovrebbero girare in continuazione per le scuole, specialmente in un mondo come quello di oggi, sempre più orfano di esempi di vita. Sarà per questo che, nella mattinata di lunedì 23 novembre, docenti e studenti dell’ITE Libero de Libero di Fondi (che organizzazione, gente!) hanno deciso di incontrarla in un apposito incontro nell’ambito del progetto “Laboratorio della legalità”.

Una palestra gremita di ragazzi, attenti e curiosi di vedere che forma ha un eroe. Ma Federica sottolinea più volte: «sono una persona normale, faccio solamente il mio lavoro». La Giornalista. Ma è il mondo a non essere normale. Gli appalti truccati, le minacce, la scorta, la paura, i figli. Già, i figli: «La notte del 15 luglio 2013 ero in casa, sentii due colpi di pistola in strada. Mi affacciai al balcone, come tanta altra gente, e vidi la scena. In strada c’erano degli uomini che correvano. Da una parte due esponenti del clan Spada, dall’altra parte due uomini del clan Triassi. […] C’entrava il racket degli stabilimenti balneari di Ostia. Avevano avuto una colluttazione tra coltelli e pistole, dopodiché Romoletto Spada alzando gli occhi verso le finestre gridò «Che guardate?! Lo spettacolo è finito, tutti dentro!» e tutte le persone affacciate rientrarono in casa, calando le persiane. Tranne me, che andai a denunciare l’accaduto. […] Non potevo fare altrimenti. Immaginate la scena proiettata dieci anni dopo, magari con mio figlio che torna a casa ferito da un proiettile durante una sparatoria tra clan. Cosa potrei dirgli? Scusa, amore, ma mamma dieci anni fa ha chiuso la persiana ed è tornata a dormire».

La mattinata scorre via velocemente: il minuto di silenzio per gli attentati di Parigi, uno sketch sulla criminalità organizzata interpretato da alcuni studenti, il videoclip dell’inchiesta della Angeli sul litorale di Ostia. L’unico applauso che interrompe l’intervento della giornalista è quando lei stessa ne chiede uno per la scorta che la protegge.

Ma l’appello più forte che Federica lancia è quello che ci invita a «resistere per non farci travolgere dalla quotidianità che ci circonda: la lentezza della giustizia, gli scandali, l’arroganza… Il vero atto di forza è rimanere chi siamo, non farci scalfire».






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